Lagaria Rugby
ClubHouse
Lagaria Rugby
ClubHouse
Club House
La Clubhouse è il luogo dove lo spirito del rugby ha casa, è uno spazio fisico ma anche mentale, il posto delle “pacche” sulle spalle e dei bicchieri che si incontrano a lenire le botte prese sul campo di gioco e a ribadire quella fratellanza che unisce sempre chi gioca a rugby: avversari sul campo, amici fuori.
La Clubhouse è il luogo dove un gruppo di volontari si impegna con entusiasmo e passione per far trovare al termine delle gare e degli allenamenti un posto accogliente ed un pasto caldo agli atleti piccoli e grandi. E’ qui che si concretizza la passione di persone che con generosità si impegnano per offrire agli atleti e a tutti i soci un luogo di incontro sereno e familiare. E’ un luogo inoltre accessibile al termine delle partite disputate in casa.
Per molti è solo il bar/ristorante costruito all’interno di un impianto sportivo, per noi rugbisti è qualcosa di più. Rappresenta un luogo di aggregazione, dove il passato vive in fotografie ingiallite, gagliardetti di cento anni e vecchi rugbisti che dispensano racconti e aneddoti, mentre il futuro “passa” e vive nei volti felici dei bambini che, a poco a poco, scoprono il rugby.
Il terzo tempo
Il terzo tempo è una delle più caratteristiche tradizioni del mondo del rugby. Il terzo tempo si svolge dopo la partita e fa riunire tutti i giocatori delle due squadre, che colgono l’occasione per offrirsi da bere e da mangiare e scambiare opinioni e considerazioni come succede tra amici.
Il terzo tempo racchiude in se’ stesso uno dei principi fondamentali del rugby: la sportività è il valore che guida la partita di rugby ed è lo stesso valore che ha permesso al terzo tempo di consolidarsi negli anni come vero momento di incontro e amicizia tra gli avversari. Dopo una battaglia come un match di rugby, spesso si creano amicizie stabili e forti tra i giocatori, che fino a pochi minuti prima stavano combattendo, sempre sportivamente, sul campo.
A livello di club, il terzo tempo si svolge nella Club House della squadra ospitante, un vero e proprio pub tradizionalmente vicino al campo di gioco. In questo ambiente, vera e propria base del club di rugby, spesso si ritrovano i tifosi durante la settimana per assistere in compagnia alle partite di rugby trasmesse alla televisione.
A livello di Nazionale, si svolge nella sala dello stadio appositamente adibita ad ospitare l’evento. Ovviamente anche i tifosi possono partecipare al terzo tempo insieme a giocatori e staff tecnici delle rispettive squadre: un’occasione per avvicinare gli atleti fare foto e farsi fare autografi dai propri campioni.
La semplicità è il leit motiv che permea la tradizione del terzo tempo. Questo si vede anche nei cibi e bevande distribuiti nelle Club House delle squadre di rugby: spesso viene offerto ai giocatori un semplice piatto di pasta e delle bibite. In un terzo tempo di un match internazionale di rugby, come ad esempio il Sei Nazioni, la Rugby World Cup, il Tri Nations e i Test Match, la sala si trasforma in un autentico banchetto preparato da chef specializzati.
“Senza terzo tempo non esiste il rugby.”
Non serve essere appassionati di sport per conoscere il terzo tempo. Tutti l’hanno sentito nominare almeno una volta, in televisione, sui giornali, o anche soltanto in un discorso al bar. Pochi però sanno cosa significhi realmente. Sì, perché il terzo tempo non è né un’azione di gioco – e infatti si svolge a partita conclusa – né una law codificata dai regolamenti internazionali. È qualcosa di molto più importante, una tradizione talmente radicata nella cultura rugbistica da non avere niente a che vedere con una semplice consuetudine.
Ma allora che cos’è?
Fuor di metafora, è la festa che si svolge dopo il match, quando il risultato è ormai deciso e i giocatori delle due squadre possono abbandonare l’impeto agonistico, per lasciarsi andare a un meritato banchetto. Ma, soprattutto, è il simbolo di questo sport. Dopo aver dato il massimo ed essere usciti dal terreno di gioco stanchi e malconci, vincitori e vinti si ritrovano insieme per passare qualche ora in allegria. Mangiare, bere e scherzare: quello che ci vuole dopo la genuina rivalità che divide le squadre in campo. È nel terzo tempo che il rugby torna ad essere uno sport nel significato più puro del termine.
E il terzo tempo è strettamente connesso alla lealtà, al rispetto di cui hai dato prova negli ottanta minuti della partita . Lealtà nei confronti degli avversari, innanzitutto: soltanto se li hai affrontati senza paura e allo stesso tempo senza arroganza, puoi riuscire a guardarli negli occhi mentre brindate con una pinta di birra. Lealtà verso i tuoi compagni, verso quei ragazzi che giorno dopo giorno sudano e faticano insieme a te, spalla contro spalla: devi averli supportati e aiutati senza esitazione per tutto l’incontro. E ancora, verso il pubblico: che siano ventimila persone o soltanto cinque conoscenti, quegli uomini, donne e bambini erano sugli spalti per te, per vederti onorare la maglia che indossi.
Ecco, l’arbitro ha appena fischiato e la partita è finita. Sei sudato è sporco di fango, ti fanno male tutti i muscoli del corpo. Però sei soddisfatto, hai fatto quello che sai e lo hai fatto nel migliore dei modi. Scendi nello spogliatoio insieme ai tuoi compagni e ti infili sotto la doccia. Percepisci tutte le tensioni accumulate sciogliersi e scivolare via, accompagnate dall’acqua. Improvvisamente ti senti rilassato, in pace con il mondo. Non hai giocato un’importante partita del Sei Nazioni, non sei uno dei più forti del mondo, ma non ti importa: il rugby è uguale per tutti, dai bambini ai cadetti, dalla giovanile alla prima squadra, fino ad arrivare agli Old. E adesso è già il momento del terzo tempo. Nessun ristorante di classe per te, ma soltanto una saletta buia nella sede della squadra, qualche panino e un paio di birre. Ma accanto a te ci sono più di 40 ragazzi che hanno passato tutto quello che hai passato tu, che sanno quello che hai vissuto. Non è una questione di divise o colori sociali, qui c’è soltanto rugby. La consapevolezza di far parte di una grande famiglia che vive le proprie giornate allo stesso modo. È tempo di brindare e di divertirsi. È tempo di sport.
Proprio per questo il terzo tempo esiste solo dove c’è lealtà, e la lealtà è uno di quei valori da cui non si può prescindere, nello sport come nella vita.
La Clubhouse è il luogo dove lo spirito del rugby ha casa, è uno spazio fisico ma anche mentale, il posto delle “pacche” sulle spalle e dei bicchieri che si incontrano a lenire le botte prese sul campo di gioco e a ribadire quella fratellanza che unisce sempre chi gioca a rugby: avversari sul campo, amici fuori.
La Clubhouse è il luogo dove un gruppo di volontari si impegna con entusiasmo e passione per far trovare al termine delle gare e degli allenamenti un posto accogliente ed un pasto caldo agli atleti piccoli e grandi. E’ qui che si concretizza la passione di persone che con generosità si impegnano per offrire agli atleti e a tutti i soci un luogo di incontro sereno e familiare. E’ un luogo inoltre accessibile al termine delle partite disputate in casa.
Per molti è solo il bar/ristorante costruito all’interno di un impianto sportivo, per noi rugbisti è qualcosa di più. Rappresenta un luogo di aggregazione, dove il passato vive in fotografie ingiallite, gagliardetti di cento anni e vecchi rugbisti che dispensano racconti e aneddoti, mentre il futuro “passa” e vive nei volti felici dei bambini che, a poco a poco, scoprono il rugby.
Il terzo tempo
Il terzo tempo è una delle più caratteristiche tradizioni del mondo del rugby. Il terzo tempo si svolge dopo la partita e fa riunire tutti i giocatori delle due squadre, che colgono l’occasione per offrirsi da bere e da mangiare e scambiare opinioni e considerazioni come succede tra amici.
Il terzo tempo racchiude in se’ stesso uno dei principi fondamentali del rugby: la sportività è il valore che guida la partita di rugby ed è lo stesso valore che ha permesso al terzo tempo di consolidarsi negli anni come vero momento di incontro e amicizia tra gli avversari. Dopo una battaglia come un match di rugby, spesso si creano amicizie stabili e forti tra i giocatori, che fino a pochi minuti prima stavano combattendo, sempre sportivamente, sul campo.
A livello di club, il terzo tempo si svolge nella Club House della squadra ospitante, un vero e proprio pub tradizionalmente vicino al campo di gioco. In questo ambiente, vera e propria base del club di rugby, spesso si ritrovano i tifosi durante la settimana per assistere in compagnia alle partite di rugby trasmesse alla televisione.
A livello di Nazionale, si svolge nella sala dello stadio appositamente adibita ad ospitare l’evento. Ovviamente anche i tifosi possono partecipare al terzo tempo insieme a giocatori e staff tecnici delle rispettive squadre: un’occasione per avvicinare gli atleti fare foto e farsi fare autografi dai propri campioni.
La semplicità è il leit motiv che permea la tradizione del terzo tempo. Questo si vede anche nei cibi e bevande distribuiti nelle Club House delle squadre di rugby: spesso viene offerto ai giocatori un semplice piatto di pasta e delle bibite. In un terzo tempo di un match internazionale di rugby, come ad esempio il Sei Nazioni, la Rugby World Cup, il Tri Nations e i Test Match, la sala si trasforma in un autentico banchetto preparato da chef specializzati.
“Senza terzo tempo non esiste il rugby.”
Non serve essere appassionati di sport per conoscere il terzo tempo. Tutti l’hanno sentito nominare almeno una volta, in televisione, sui giornali, o anche soltanto in un discorso al bar. Pochi però sanno cosa significhi realmente. Sì, perché il terzo tempo non è né un’azione di gioco – e infatti si svolge a partita conclusa – né una law codificata dai regolamenti internazionali. È qualcosa di molto più importante, una tradizione talmente radicata nella cultura rugbistica da non avere niente a che vedere con una semplice consuetudine.
Ma allora che cos’è?
Fuor di metafora, è la festa che si svolge dopo il match, quando il risultato è ormai deciso e i giocatori delle due squadre possono abbandonare l’impeto agonistico, per lasciarsi andare a un meritato banchetto. Ma, soprattutto, è il simbolo di questo sport. Dopo aver dato il massimo ed essere usciti dal terreno di gioco stanchi e malconci, vincitori e vinti si ritrovano insieme per passare qualche ora in allegria. Mangiare, bere e scherzare: quello che ci vuole dopo la genuina rivalità che divide le squadre in campo. È nel terzo tempo che il rugby torna ad essere uno sport nel significato più puro del termine.
E il terzo tempo è strettamente connesso alla lealtà, al rispetto di cui hai dato prova negli ottanta minuti della partita . Lealtà nei confronti degli avversari, innanzitutto: soltanto se li hai affrontati senza paura e allo stesso tempo senza arroganza, puoi riuscire a guardarli negli occhi mentre brindate con una pinta di birra. Lealtà verso i tuoi compagni, verso quei ragazzi che giorno dopo giorno sudano e faticano insieme a te, spalla contro spalla: devi averli supportati e aiutati senza esitazione per tutto l’incontro. E ancora, verso il pubblico: che siano ventimila persone o soltanto cinque conoscenti, quegli uomini, donne e bambini erano sugli spalti per te, per vederti onorare la maglia che indossi.
Ecco, l’arbitro ha appena fischiato e la partita è finita. Sei sudato è sporco di fango, ti fanno male tutti i muscoli del corpo. Però sei soddisfatto, hai fatto quello che sai e lo hai fatto nel migliore dei modi. Scendi nello spogliatoio insieme ai tuoi compagni e ti infili sotto la doccia. Percepisci tutte le tensioni accumulate sciogliersi e scivolare via, accompagnate dall’acqua. Improvvisamente ti senti rilassato, in pace con il mondo. Non hai giocato un’importante partita del Sei Nazioni, non sei uno dei più forti del mondo, ma non ti importa: il rugby è uguale per tutti, dai bambini ai cadetti, dalla giovanile alla prima squadra, fino ad arrivare agli Old. E adesso è già il momento del terzo tempo. Nessun ristorante di classe per te, ma soltanto una saletta buia nella sede della squadra, qualche panino e un paio di birre. Ma accanto a te ci sono più di 40 ragazzi che hanno passato tutto quello che hai passato tu, che sanno quello che hai vissuto. Non è una questione di divise o colori sociali, qui c’è soltanto rugby. La consapevolezza di far parte di una grande famiglia che vive le proprie giornate allo stesso modo. È tempo di brindare e di divertirsi. È tempo di sport.
Proprio per questo il terzo tempo esiste solo dove c’è lealtà, e la lealtà è uno di quei valori da cui non si può prescindere, nello sport come nella vita.